lunedì 9 agosto 2010

Plan De Corones (da San Vigilio di Marebbe)


Chi ha visto la cronoscalata al giro d'Italia di quest'anno o di due anni fa, ha visto una strada dura, inospitale fatta da ciclisti professionisti a ritmi mostruosi, ma Plan de Corones, affrontata da un amatore in bici da corsa è qualcosa che davvero si avvicina alla definizione di eroico, e non lo dico per autoincensarmi, ma per lodare tutti quelli che riescono a salire, con preparazioni anche inferiore alla mia, Plan de Corones è la salita dove conta arrivare, come e in quanto tempo importa davvero poco, quello che è grandioso è salire in mezzo ai sassi e a quegli strappi con pendenze davvero disumane.

La salita (come da tappa del Giro) inizia a San Vigilio di Marebbe, da qui attacchiamo il passo Furcia, i primi 2km ingannano e fanno credere che fino al Furcia la salita sia pedalabile.... tutt'altro.
Dopo 2 km inizia a farsi dura, le pendenze aumentano, troviamo spesso punte del 13-15%, la salita è tutto tranne che facile, tutta a scalini, ad avere fiato bisogna rilanciare dopo ogni gradone, ma la cosa non è certo facile.

Al Furcia per 200m abbiamo la discesa, godiamocela tutta perché poco dopo una svolta secca a sinistra ci porta all'attacco di Plan de Corones, da qui ci attendono 5km di inferno puro, di una terra adatta alle mountain bike dove una bici da corsa trova un terreno ostile.
il primo chilometro è completamente folle, la media si assesta sul 15% il terreno sotto è un cemento spesso rotto, pieno di sassi e terra, ci sono punte attorno al 20% e non c'è neanche un tornante. Dopo iniziano i 13 tornanti del Plan de Corones, ognuno intitolato a un grande del passato del Giro d'Italia, i tornanti sono la parte più difficile, hanno tutti pendenze attorno al 20%, alcuni siamo davvero obbligati a prenderli larghi perché se li stringiamo nel punto interno troviamo dei muri anche al 50%!!!! tra un tornante e l'altro il fondo è completamente sconnesso terra schiacciata piena di sassolini, salire in piedi è difficilissimo, così come è difficile cercare di rilanciare, occorre essere dolci sui pedali, andare su del proprio passo senza cercare di aggredire troppo il fondo o saranno dolori. La strada prosegue regolare fino al terz'ultimo tornante (attenzione poco prima c'è un bivio dove le frecce indicano di andare a sinistra, tenete la destra perché le frecce indicano il percorso a piedi infattibile in bicicletta). Tra il penultimo e l'ultimo tornante la strada spiana al 3%, il fondo in questo chilometro di falsopiano è una sabbiolina in cui la ruota affonda, qui abbiamo la possibilità di rilanciare davvero forte, e si possono tenere i 25-30kmh, fino ad arrivare al tornante 1 intitolato al mito di Marco Pantani.

Da qui inizia l'ultimo chilometro, e se pensavate di avere già visto il peggio, sappiate che la via crucis dell'ultimo chilometro vale quasi come il resto della salita. Il fondo varia tra cemento pieno di sassi e terra schiacciata e sassi, la pendenza media dell'ultimo chilometro è del 15% ma le punte sono del 25%. Ci sono tre strappi di 100 metri l'uno, uno dopo l'altro tutti attorno al 25% in cui salire è davvero un impresa, la pendenza impone di alzarsi in piedi ma il fondo tenta di far slittare le nostre ruote, occorre potenza e leggerezza, e soprattutto tanta lucidità che dopo quasi un'ora di ascesa e con l'ossigenazione di 2300m di quota non è certo facile. Finalmente dopo il terzo strappo devastante (la gente a piedi fa fatica a salire) arriviamo alla fine della strada e al grande prato di Plan de Corones, qui potremo riposare e prendere fiato, anche se l'ossigeno a questa quota non è certo abbondante.

Per quanto vale la mia esperienza, è più duro ancora dello Zoncolan, perché oltre alle pendenze qui entrano in gioco altri fattori difficilissimi da gestire, come il terreno sconnesso e la quota. Comunque una salita che una volta nella vita va fatta, ma di certo una volta fatta, personalmente non tornerei mai più a rifare.

Il tempo per quel che vale segna 1h05m47s con VAM di 1074m/h, Garzelli ha vinto la cronoscalata con 42m tempo che credo sia davvero stratosferico.


1 commento:

  1. E' vero...per arrivare al passo Furcia mi sembrava un'eternità, maledetto questo trekking dolomiti dicevo....ma dopo tutta questa fatica...il paesaggio indimenticabile della zona di san vigilio mi ha ricompensato!! Simona

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