martedì 31 agosto 2010

Integratori, servono?


Il ciclismo è per definizione lo sport del doping, non esiste un motivo vero per cui ci sia questo legame, se non quello che "lo dicono i giornali", per il resto nel ciclismo circola doping come in qualsiasi altro sport, a cominciare dal bodybuilding dove si è regola riempirsi di anabolizzanti, continuando con altri sport come l'atletica veloce, o gli sport di lancio sempre in atletica, arrivando allo sport dove il doping è più vergognoso che altrove ovvero il calcio, che a fronte di una fatica fisica davvero minima non si comprende il bisogno di usare sostanze dopanti.

Nel ciclismo gira doping, questo è sicuro, circolava quando facevo le garette a 15 anni, circolava ai tempi di Coppi e della famosa "bomba", è sempre circolato e probabilmente sarà un male che faremo fatica ad estirpare, per ancora molti molti anni, in realtà vorrei parlare di integratori, ma la premessa sul doping è necessaria perché purtroppo nel ciclismo oggi ogni volta che prendi qualcosa che non sia acqua vieni visto come qualcuno da additare, e c'è una nuova corrente molto in voga che predica un ciclismo ad acqua e zucchero privo di qualsivoglia integratore, addirittura spesso leggo "quelle porcherie che si mettono nelle borracce" riferendosi ai sali minerali e alle maltodestrine.

Cacciare il doping è operazione doverosa e necessaria, ma uno sport massacrante come il ciclismo non può fare a meno della medicina dello sport e di tutto ciò che le sta attorno, esistono tantissime sostanze, perfettamente lecite e prive di qualsiasi effetto collaterale, che possono aiutare l'attività sportiva, migliorare le nostre prestazioni, e la domanda è perché dovremmo farne a meno? 
Il mondo erboristico è una fonte pseudo illimitata di risorse per l'attività sportiva, erbe che l'uomo conosce e usa da millenni e che se possono farci sentire un filo meno la fatica, se possono aiutarci dandoci quel poco di più perché mai dovremmo rinunciarvici?

Prendiamo alcuni esempi, il Ginseng dona al corpo molta energia, sia psichica che fisica, in oriente è sempre stato usato, non è soltanto una moda dire che è utile allo sport, lo stesso vale per il the verde, che oltre a migliorare le nostre capacità cardiovascolari è potentissimo nel purificare dalle tossine il nostro organismo, troverete persone che si oppongono a queste pratiche e poi si bevono 10 caffè al giorno per andare più forte, con la differenza che 10 caffè vi devastano il sistema nervoso, mentre ginseng e the verde non hanno praticamente effetti collaterali.

Veniamo poi agli integratori veri e propri, ovvero tutto ciò che già assumiamo con la dieta, ma che per vari motivi la nostra dieta non ci fornisce in misura sufficiente, ci sono molti minerali che l'attività sportiva usa in maniera immensa, il magnesio sopra tutti, fondamentale per le articolazioni e per i muscoli, uno sportivo può avere bisogno anche di 1000mg al giorno contro i 350mg di un normale individuo, è facile capire come non sia semplice triplicare solo con l'alimentazione l'apporto di magnesio, e quindi ben venga integrarlo, unico consiglio, il magnesio non ha senso comprarlo da note marche che vendono a 15 euro 12 bustine, quando 100gr di magnesio puro lo possiamo acquistare a 1 euro o poco più.  Discorso analogo vale per potassio e zolfo, di entrambi l'attività sportiva aumenta enormemente i bisogni, e l'integrazione tout court diventa necessaria. 

Ora in un solo post non voglio parlare di tutto ciò che va e si può integrare, magari è meglio affrontare con calma una sostanza al giorno, ma quello che credo sia una premessa doverosa è che integrare ciò che il nostro corpo usa, o trovare sostanze naturali in grado di aiutare la nostra attività fisica non è doping, e non è neanche parente, è solo una necessità di uno sport come il ciclismo che per il nostro fisico è massacrante.

Ritorno alla quotidianità



Con la quasi fine di Agosto, la fine delle vacanze e degli impegni extra presi ad agosto, si deve ricominciare con l'allenamento normale, quello che dovrebbe assumere un po' di regolarità.

Da adesso in poi la parola d'ordine è solo una: fondo. Ovvero tutto quello che non ho potuto fare lo scorso inverno, magari un paio di giorni da qui a fine settembre me li concederò per provare un paio di tempi su alcune salite che mi interessano, Maddalena e Polaveno principalmente, ma per il resto dovrò concentrarmi da qui a Febbraio solo sul cosiddetto allenamento di fondo, ovvero lavori lunghi, possibilmente in Interval costantemente in zona aerobica.

Domenica una girata in zona Brione Vesalla con un amico di bdc-forum molto tosto, siamo saliti insieme a un ritmo abbastanza sostenuto, da brione siamo poi passati verso la Vesalla, che lui non conosceva, a provare un po' la gamba su quegli strappetti al 20%.

Ieri invece dopo più di un mese ho ripreso la sala spinning, giusto per cominciare leggero, 2h10m con cuore mediamente al 78% e punte non oltre l'85% proprio per non uscire dalla zona aerobica. L'allenamento è sempre duro, specie perché sulla spinbike ti mancano tutti gli stimoli della strada, i panorami, il vedere la cima che si avvicina, la spinbike estrae solo la sofferenza dalla bicicletta togliendoti tutte le cose che danno piacere in cambio di un po' di musica techno, in genere fanno lezioni da 50m, ma per non farmi mancare niente sono abituato a fermarmi a due lezioni consecutive, così almeno il lavoro diventa un po' più intenso, ieri ad esempio in 2h10m ho bruciato quasi 1800kcal, cioè equivalenti a un bell'allenamento in bicicletta di almeno 3 ore e 90 km.

Oggi riposo finalmente... anche se il bel tempo farebbe venir voglia di uscire, ma è meglio che non vada oltre i 5 giorni a settimana di allenamento.

domenica 29 agosto 2010

Muratello, la b-side della Maddalena

Finalmente riemergo da pentole e fornelli, dopo 20 giorni da volontario alla festa di Radio Onda d'Urto, molto più stancanti dell'Izoard, lo Stelvio, il Gavia e il Ventoux messi insieme, se poi ci aggiungete che oltre a stare ai fornelli per un numero di ore che variava dalle 10 alle 14 al giorno, ogni giorno aveva anche un allenamento in bici tra i 60 e i 150 km, il quadro clinico della mia stanchezza credo sia ben delineato.

Da oggi per fortuna si riemerge, anche se è sempre un po' triste lasciare qualcosa a cui hai dedicato molto tempo.

Nel frattempo non ho avuto il tempo di aggiornare il blog e ho così scordato di inserire l'allenamento sul Muratello di Venerdì, salita che è da un paio di mesi che voglio fare, una durissima ascesa, spesso snobbata o ignorata qui a Brescia, proprio per la sua durezza, le pendenze e il tipo di strada sono identiche al mortirolo, con il solo vantaggio di essere poco meno della metà del Mortirolo, il che non è poco come vantaggio.

Volevo salire in meno di 30m conoscendola anche poco, e sono riuscito a salire in 29, quindi va benissimo così, la VAM di 1200 che è quella che riesco a tenere in questo momento, quindi direi che la salita è andata bene, anzi, la media cuore dell'87% mi dice che c'è già adesso un margine per togliere qualcosa come 30 secondi o un minutino scarso, quindi appena ricapita ci faccio un pensiero, adesso torno a prepararmi per quei cacchio di 33m o meno da fare in Maddalena dall'altro versante, quello "facile".

giovedì 26 agosto 2010

Casa - Breno - Croce Domini - Manica - Collio - Casa



167km 2500m di dislivello, oltre 7 ore in sella, i numeri, da soli a volte contano più di tante parole.

Mentre scrivo sono decisamente stanco, e finalmente dirà qualcuno, col senno di poi oggi era un po' oltre le mie attuali energie, specie considerando che ieri sono stato quasi 13 ore di fila a cucinare alla festa di radio onda d'urto, e che alla fine stanotte ho potuto dormire meno di 3 ore.

Comunque, il giro previsto era molto bello e affascinante, i primi 70 km si andava al lago di Iseo, si saliva lungo la sponda bergamasca, e poi si saliva la valle fino a Breno, da lì 21,5 km di ascesa al Croce Domini (salita al 7,7%) e arrivati al Croce Domini dosso dei Galli, 5km di sterrato e 5 di asfalto che collegano il Croce Domini al Maniva, da li tutta discesa o quasi fino a casa, totale quasi 170km e 2500m di dislivello.

Fino a Breno giornata molto tranquilla, media attorno ai 30 kmh. il Croce Domini non lo avevo mai fatto in bici, i primi 5km passano che è un piacere, in qualcosa come 17 o che minuti, ma sono i più facili, la gamba sta veramente bene e appena arrivano i km duri cerco di spingere, stando attento a tenere una soglia cardiaca sotto l'85% perché non avendo fatto quest'anno nessuna salita sopra l'ora non sapevo come avrei potuto gestire le mie energie, quindi volevo cercare di non esagerare, tutto sommato la prima ora è andata abbastanza bene, ho fatto circa 14km e VAM poco sopra i 1000, da lì iniziano un paio di km relativamente facili, che riesco ad affrontare bene, anche se in realtà non riesco a rilanciare e quindi li uso più che altro per riposare dopo l'inferno che si trova tra il 10 e il 14 km dove ci sono rettilinei interi tutto al 12%.

Gli ultimi 5km sono un calvario, finisco energie e acqua, avevo una proiezione di chiudere in meno di un'ora e mezza, ma la gamba si trascina, salgo quasi per inerzia, fino alla fine dove arrivi in 1h 41m.

Credo che sia emersa oltre alla stanchezza di questi giorni, anche la totale mancanza di preparazione invernale e la non abitudine a salite di questa lunghezza, ma tutto sommato sono contento di essere arrivato fino in cima, di aver comunque messo tanti km di dislivello in saccoccia.

Da lì saliamo i restanti 9 km del Dosso dei Galli, lo sterrato ha punte al 14% ma quasi non si sentono, lo affrontiamo a ritmo molto molto blando, proprio per evitare forature, con più attenzione a schivare i sassi e ammirare gli stupendi panorami, poi la strada spiana, e gli ultimi 3km torna l'asfalto e la strada torna a salire al 10% fino alla fine.



Arrivati ai radar del Maniva iniziamo la picchiata verso Collio, in discesa ho voglia di tirare un po' per togliermi di dosso la stanchezza e la fatica del Croce Domini, purtroppo in cime c'è un vento tremendo e appena supero i 70kmh le folate di vento laterale mi spostano la bici di oltre un metro, a causa delle ruote ad alto profilo che sto usando, decido così che è meglio scendere in sicurezza. Dopo Collio ci rimane solo tutta la Val Trompia in leggera discesa, dove si può stare sempre sopra i 40kmh senza troppa fatica, e alla fine, scavalcata la terribile Forcella, Home Sweet Home.

lunedì 23 agosto 2010

Calura estiva e allenamenti



Dopo una tregua in cui quasi faceva freddo è tornato il caldo, quello che avevamo provato a Luglio, il termometro già alle 10 di mattina supera i 30 gradi e si stabilizza poco sopra per tutto il resto della giornata, specie se il corpo non è ancora abituato può essere davvero stancante e soprattutto necessariamente influenza le prestazioni in negativo.

Ieri sono andato a fare la Maddalena da Brescia, con la speranza di fare finalmente quell'agognato 33 minuti, in realtà avessi realizzato prima il caldo che faceva avrei saputo che non era la giornata ideale, ad ogni modo ho comunque fatto 34m10s che poi è il miglior tempo dell'anno, ma credo che con una giornata meno calda qualcosa meno possa farlo. Al ritorno dopo la discesa da Muratello (devo ricordarmi di non scendere più da quel lato perché è veramente brutta come discesa, strada dissestata e pericolosa), ritorno a casa passando tramite i Campiani, affrontati in relativa tranquillità vista la calura e che era ormai quasi mezzogiorno e non volevo schiattare.

Oggi sveglia ahimè tardissimo per via delle ore piccole di ieri sera, ho dovuto fare un giro molto breve vicino a casa, così sono salito a Vesalla (una frazione molto carina vicino a Polaveno) tramite Brione, Come se non bastasse la calura ho avuto la brillante idea di lasciare la borraccia a casa, meno male che ci sono un po' di fontanine in giro se no sarei davvero morto, la cosa singolare è che sia sulla salita di Brione che su quella di Vesalla ho rifatto quasi al secondo i miei migliori tempi, 17m40s su Brione 8m45s su Vesalla, a 1220 di VAM la prima e 1260 di VAM la seconda, il che mi conforta perché so di essere salito molto male e di non aver affatto spinto come posso, proprio per via del caldo e un po' anche per la mancanza d'acqua.

Vesalla è una salita che mi piace davvero molto, da ragazzino era la salita che forse ho fatto più volte, almeno una volta a settimana andavo su e giù da quella piccola salita di neanche due chilometri con pendenza media attorno al 12% e punte al 20%. A stare bene e in una giornata più mite di quelle odierne si può davvero fare quasi alla morte, ma in condizioni come quelle odierne, è davvero già tanto andare su.

Adesso domani giornata di riposo (almeno dalla bici) mentre mercoledì è in programma un bel giro di 150 km passando per il mitico Croce Domini e il Maniva, sperando di trovare un tempo più temperato di oggi.

sabato 21 agosto 2010

Essere vegan non ti rende immune da tutto...

A volte piacerebbe pensare che esitano ricette magiche che ci permettano di non stare mai male, di essere sempre in condizioni fisiche ideali, immuni da virus batteri e da qualsiasi altra cosa che ci possa far stare male, magari un po' lo crediamo anche, ma ahimè, tutto questo non esiste.

Eh si, anche i vegan si ammalano, il mal di stomaco di ieri prosegue anche oggi, con qualche brivido e leggeri torpori da febbre, così alla fine almeno per oggi era meglio lasciare la bici al suo posto, per evitare di peggiorare le cose.

Peccato perché è davvero una giornata ideale per la bicicletta, di quelle super calde come piacciono a me, da sudare in salita, coi goccioni che scendono dal casco e ti scavano come rughe il viso.

Oggi passerò di nuovo la giornata alla cucina del ristorante veg di Radio Onda d'Urto, con la speranza di stare bene domani che le gambe hanno voglia di fare chilometri.

venerdì 20 agosto 2010

Parzanica (il piccolo Stelvio)

Stamani sveglia presto dopo una serata fino all'una di notte a cucinare alla festa di Radio Onda d'Urto, ma la bici non sente scuse e se si deve andare si va, che si abbia dormito poco o tanto.

Il tempo sembra mite, anche se in realtà c'è una cappa tremenda e l'umidità è davvero altissima, il caldo umido è davvero insopportabile, uno dei climi che sopporto meno.

Direzione della giornata solito Lago d'Iseo con salita a Parzanica, ma stavolta dalla strada direttissima e non passando da Vigolo, è una salita molto bella, 7,5 km all'8,3% si pendenza media, tutta molto regolare con pochi cambi di ritmo, il suo vero fascino è che è tutta costruita a ridosso del lago, e i suoi lunghi tornanti si snodano lunga la montagna e sotto c'è sempre il lago a fare compagnia per tutta la salita.
Qui è soprannominata il piccolo Stelvio, in effetti la strada larga e i tornanti molto morbidi ricordano davvero quelli del gigante alpino, anche se per fortuna la lunghezza complessiva è notevolmente inferiore.

Il tratto più duro lo si trova a un chilometro dall'arrivo con un drittone al 12% che più che lo Stelvio ricorda il Fedaia.

Nonostante la giornata molto afoso sono riuscito a salire in 29m10s a 1200 di VAM, in realtà ero partito a un ritmo decisamente più sostenuto, ma la mancanza di fondo su salite attorno alla mezz'ora si fa sentire nella seconda parte, e costringe a rallentare un po'. Sto cercando di importmi di salire sempre agile, in effetti devo dire che anche se mentalmente non ci sono molto abituato, salire a 85 pedalate al minuto da i suoi frutti, sia in termini di mero riscontro cronometrico, sia preservando meglio la gamba.

Giro complessivo di cento chilometri e moneta, distanza e tempo giusti per allenamento da fondo invernale. Al pomeriggio sono tornato alla festa a cucinare ma complice forse un po' di stanchezza, forse un po' il temporale che ho preso in pieno, forse chissàcosa, avevo (e ho) lo stomaco bloccato, così alle 10 ho preferito mollare baracca e burattini e tornare a casa, visto che ci sono altri 8 giorni di cucina davanti, e tanti altri giorni di bici.

Domani mattina deciderò se e cosa fare in bici, la testa dice di riposare, le gambe vogliono andare, chissà chi vincerà.

martedì 17 agosto 2010

E fu l'estate.... e i muri caddero...


Dopo tanti giorni di pioggia, coperti, bruttini o appena appena accettabili finalmente una giornata di quelle davvero belle, senza una nuvola in cielo, con dei panorami sul lago mozzafiato e una temperatura molto accettabile.

Allenamento tranquillo un centinaio di chilometri, quasi tutti piatti o pseudo tali con la sola salita di Vigolo, una salita abbastanza corta (6,5 km) con pendenza media del 5,8%, la salita ideale da fare a tutta, o da usare per fare delle ripetute. 

La salita ha di bello che sale molto regolare, non ha mai strappi, è sempre a una pendenza costante del 6%, il che ti permette di tenere velocità molto elevate. Oggi l'ho provata a fare a tutta per vedere se potevo scendere sotto il muro dei 20 minuti, che è quello che separa quelli che vanno forte dal resto del mondo, e anche grazie alla giornata di grazia sono riuscito a portare a casa un bel 19m 43s, 1244 di VAM a 21,1 km/h di media. Onestamente non pensavo di riuscire a farlo, anche perché ero convinto che i 1200 di VAM li potevo superare solo su salite corte e molto dure, invece mi sono dimostrato che posso farcela, e che in prospettiva di poter fare finalmente una preparazione invernale come si deve mi fa pensare che l'anno prossimo potrei finalmente andare bene.

Ritorno lungo in lago in relativa tranquillità, a parte 4-5km a 45-48kmh assieme a un triatleta con bici da crono.

Ora per un paio di giorni la bici riposerà (e anch'io)

(il grafico qui sotto riporta la salita intero fino a Parzanica, mentre oggi ho fatto la prima parte fino all'indicazione Vigolo)


lunedì 16 agosto 2010

Quinoa, il cibo degli dei (e degli sportivi)


Sulle Ande, ben prima della grande civiltà degli Inca, ben prima di Colombo e dell'invasione degli Europei, ancor prima anche dell'uomo c'era una pianta che riusciva a crescere sugli altipiani tra 3800 e 4200 metri, la quinoa.
Per le popolazioni delle ande è stata da sempre l'alimento base della propria alimentazione, vivere a 4000 metri non è semplice, e servono alimenti nutrizionalmente molto ricchi per poter sopravvivere e per poter fare moltissime attività.

La quinoa, considerata pianta sacra dagli Inca, è una chenopodiacea (della stessa famiglia degli spinaci) che presenta delle spighe ricche di semi, che sono incredibilmente adatti all'alimentazione umana.

Innanzitutto serve partire parlando delle sue proteine, la quinoa ha 14gr di proteine ogni 100 grammi, quindi più dei normali cereali che si attestano tra gli 8 e i 12, ma al di là della quantità, le proteine della quinoa hanno una qualità decisamente superiore, testimone è l'indice AminoAcid Score che ottiene un bel 106/100 contro i 70/100 medi di una qualunque proteina dei cereali, o un 80 di quelle dei legumi, le proteine della quinoa contengono tutti gli aminoacidi essenziali necessari all'alimentazione umana nelle quantità ideali, e sono inoltre in grado anche di colmare lacune presenti in altro cibo, da qui il valore oltre i 100 ottenuto nell'indice.
I carboidrati sono sicuramente alti ma molto inferiori a qualsiasi altro cereale, 64 grammi ogni 100, ma di questi 7 sono fibre, quindi il totale vero dei carboidrati è di 57, ovvero poco più della metà, una quantità di carboidrati assolutamente coerente con una dieta bilanciata, la quale ovviamente necessita di almeno 150-200 grammi di carboidrati al giorno come minimo.

Le vere prodezze però la quinoa ce le regala quando andiamo a vedere i microelementi che la compongono, 100 gr di quinoa ci danno il 25% del ferro quotidiano, il 46% di fosforo e il 49% di magnesio, e il 16% (560mg) di potassio, è inoltre molto ricca in quasi tutte le vitamine del gruppo B, quelle essenziali al sistema nervoso tanto importanti per la pratica sportiva.

I grassi sono limitati a 6gr ogni 100gr e sono grassi insaturi, ovvero grassi buoni per il nostro organismo.

La quinoa ha le caratteristiche perfette per costituire l'alimento base della dieta di uno sportivo, specialmente se parliamo di atleti di endurance come ciclisti, runner, o triatleti, in queste discipline dove non conta tanto sviluppare tantissima massa muscolare ma conta invece un fisico asciutto ed efficiente la quinoa può essere ideale per un pasto quotidiano al posto della solita pasta o pizza tanto diffusa nel nostro paese.

Inoltre la cosa bella della quinoa è che è un alimento che per sua natura si presta ad essere mangiato assieme ad altri alimenti, ovvero con verdure e legumi, un piatto di quinoa, con verdure di stagione cotte e magari qualcche legume come ceci o piselli, e magari qualche frutta secca, costituisce da solo un piatto praticamente completo di tutto ciò che ci serve, e, cosa che non guasta mai, anche molto gustoso. Provare per credere.

domenica 15 agosto 2010

Spiragli di sole ferragostiani.




Stamattina dopo tre giorni di nubifragi, di cui l'ultimo ieri veramente tremendo e previsioni per oggi pessime la tentazione era di non puntare neanche la sveglia per stamattina. Invece quel poco di fede che mi rimane mi ha fatto puntare la sveglia e visto un timido sole dalla finestra ho mandato la fida colomba alla ricerca di terra emersa, vistala tornare col ramoscello d'ulivo ho pensato che fosse giornata da bicicletta e non da canoa.

L'idea era di fare il giro del lago di Iseo, ma arrivato a Iseo ho visto che la parte nord del lago e sud della valcamonica era piena di nuvole molto scure, quindi meglio restare nella zona sud, e così mi sono diretto al Colle San Fermo (a mio parere una belle più belle salite che ci sono nella zona, una salita di oltre 14 km con pendenza media tra il 6% e il 7% ma con punte oltre il 10%. Salite così lunghe se ne trovano poche e sono sempre un ottimo allenamento. Lo affronto con due ciclisti incontrati per caso sulla strada ma che hanno un passo simile al mio, uno si stacca dopo poco, ma l'altro resiste un bel po' di chilometri a ruota e poi va anche avanti a fare l'andatura. Non avendo fatto la preparazione invernale ho davvero pochissimo fondo, e su salite lunghe che si avvicinano all'ora la cosa si paga molto. Attorno ai 4 dall'arrivo mi hanno raggiunto Cristian e Giangi, loro sono due autentici alieni in salita, per un po' ho tenuto il loro passo, poi nel punto più duro ho lasciato lì e alla fine mi sono preso una trentina di secondi alla vetta, comunque sono salito con un onorevolissimo 47m20s a 1130 di VAM

Ritorno verso Iseo e Polaveno (Passo dei Tre Termini) 8km al 5,8%, per chiudere in bellezza, salita a Polaveno in realativa tranquillità sempre in soglia aerobica 80-85% in 27m30s.

Il sole faceva spesso capolino, tutto sommato temperatura e giornata ideale. Un bel giro, un centinaio di chilometri, 1700m di dislivello, media onorevole di 27kmh considerando tutta la pianura in solitaria direi che si può archiviare anche il ferragosto.


sabato 14 agosto 2010

Piove piove, la bici non si muove (ma il rullo si)



Chi è che ha detto che Agosto è il mese più caldo dell'anno?
Da due giorni non smette di fare temporali, e sinceramente amo davvero poco la pioggia in bici, se c'è da prenderla la si prende, ma diciamo che se si può evitare, la evito molto volentieri.

Così stamattina ho tirato fuori il muletto, messo sui rulli e fatto un'oretta e mezza di pedalata sui rulli. Una mia amica tempo fa mi disse che i rulli sono la vera essenza del sadomasochismo, faticare in bicicletta, senza un filo di vento, un panorama da guardare, o almeno la strada a fianco a te che si muove, tenere della bicicletta solo la sua quintessenza di fatica e sudore privandola di ogni piacere.
Devo dire che invece mi piacciono le attività ciclistiche stazionarie, siano essi i rulli, o la spin bike, a livello di allenamento ti insegnano a tenere la cadenza costante, puoi fare un attimo lavoro cardio, perché puoi decidere a piacimento di far salire il cuore quanto vuoi quanti minuti tenerlo in quella soglia, lo puoi far scendere, tutte cose che su strada sono praticamente impossibili visto che bisogna adattarsi al terreno che troviamo.

La fatica comunque dopo un'ora si fa davvero sentire, i 90 minuti per il lavoro sui rulli sono davvero il limite massimo che riesco a reggere. Straccio in terra a pulire il sudore, doccia e pronti per una nuova giornata, sperando sia di sole.

giovedì 12 agosto 2010

La colazione del ciclista (vegan)

Questa mattinata uggiosa, che era comunque già stata destinata al riposo, permette di parlare di qualcosa che riguarda la bicicletta ma che non ha direttamente a che fare con salite, con frequenze di pedalate, con il sudore o la fatica. Ma che è molto ma molto più piacevole.

La colazione è uno dei pasti più importanti, se non il più importante di tutta la giornata, sia che sia prima di una gara, di un allenamento o di una giusta e doverosa giornata di riposo.

E' importante perchè è il primo pasto, e anche perché è il pasto che facciamo dopo quasi 12 ore dal pasto precedente, quindi il nostro corpo ha necessariamente bisogno di energia per incominciare in maniera attiva la giornata. Sbaglia e anche molto chi per dimagrire salta la colazione, è semmai esattamente l'opposto saltare la colazione serve solo a rallentare il nostro metabolismo e di conseguenza ad ingrassare.

Tra europa e mondo anglosassone ci sono da sempre due scuole di pensiero, al punto che la colazione si chiama continental o english, la prima più orientata agli zuccheri, la seconda più orientata alle proteine.

Personalmente anche se trovo più condivisibile l'orientamento proteico della colazione, trovo l'english breakfast terrificante, perché ok introdurre proteine a colazione, ma i grassi presenti nei classici uova e bacon sono devastanti per il nostro corpo la mattina, e molto difficilmente il nostro corpo può essere in grado di utilizzarli e rischiamo che vadano direttamente in accumulo.

La prima cosa fondamentale a colazione è dare una svegliata al metabolismo, cioè il segnale, sono sveglio, vedi di svegliarti anche tu che c'è da lavorare. Per ottenere questo i metodi sono vari, della semplice acqua tiepida è sicuramente utile, volendo estremizzare un po' la cosa, ma renderla più utile l'acqua dovrebbe essere salata, si lo so che fa schifo come prima cosa da bere, ma funziona.
Detto questo la colazione deve prevedere anche almeno vitamine e proteine, nel mio caso la colazione prevede sempre del succo di frutta (non zuccherato) e 500ml di latte di soja (equivalenti a circa 18 gr di proteine). Visto che non si può vivere di soli liquidi un piccolo pezzo di dolce o meglio ancora del pane integrale con un po' di marmellata senza saccarosio sono sicuramente la giusta conclusione della colazione.

Per il resto della mattinata avendo inserito pochi zuccheri non dovremmo avere morsi della fame (che invece avremmo mangiando zuccheri per via del picco glicemico), ottimo compagno per la nostra mattinata potrà essere del the verde (non zuccherato) caldo o freddo a piacere. Il the verde è un potentissimo antiossidante, ed è anche un notevole energetico per il nostro corpo. Inoltre non contenendo caffeine non crea alterazioni nervose.

Riguardo la caffeina, l'ho esclusa dalla colazione perché personalmente non assumo caffeina, moltissimi ciclisti lo fanno, e senza dubbio aumenta la propria energia di corsa, personalmente preferisco aumentarla in altri modi che non alterino il mio già precario equilibrio nervoso.

mercoledì 11 agosto 2010

La Maddala con i forumendoli



Vacanze finite e dolomiti addio, si torna alla calura bresciana, i quindici gradi di sbalzo termico devo dire che li sto patendo molto più del previsto.

Stamattina sveglia presto che in programma c'è la salita al colle della città, il Monte Maddalena, insieme a un po' di gente del Forum (Niko, Beppe, Johnny, Ermes e Juri), mi ero fissato che al ritorno dalla vacanze avrei fatto il miglior tempo annuale di salita, e mi ero posto come obiettivo i 33m.
Onestamente col senno di poi devo dire che avrei dovuto lasciare almeno un giorno in più di riposo dopo la stremata del Plan de Corones, e soprattutto di acclimatamento all'afa bresciana. Ma comunque la bicicletta è soprattutto un modo per uscire, divertirsi togliersi un po' di stress e passione per la montagna, al di là dei tempi.

La Maddalena è una salita che non si sa mai come affrontare, un po' perché avendola sempre vista fin da piccoli, è un monte che ci sembra più facile di quello che in realtà è, e un po' perché è davvero una salita strana, i primi 3 km sono a pendenze molto modeste attorno al 4-5% e dopo la strada si impenna e per i restanti 7km non scende quasi mai sotto l'8% con punte anche al 12-13%. Quindi è una salita che per farla bene serve sia saper spingere rapporti lunghi sia saper andare quando la salita tira, e inoltre è necessaria saper fare il cosiddetto cambio di passo quando la strada cambia.

Affronto la salita insieme a Niko che si sacrifica per i primi 3km per cercare di portarmi ai piedi dello strappo duro nel miglior tempo possibile, io salgo col 50x17 molto duro, lui veramente agile credo un 34x17, mulinava quasi 100 pedalate al minuto, davvero impressionante l'agilità che sa spingere.

All'inizio del quarto chilometro comincia il tratto duro, lo affronto come posso, l'afa e i battiti troppo alti mi impediscono di rilanciare come vorrei e dovrei, così cerco di salire con passo costante, attorno ai 16-17kmh ma a tratti anche 14. Il cuore è quasi sempre fisso al 90% e quando cerco di rilanciare arriva anche al 95% e capisco che non è proprio giornata per rilanciare come si deve.

In cima il garmin si ferma a 34m35s equivalenti a 1134m/h di VAM, tanto basta per essere il mio miglior tempo dell'anno, dopo un attimo arriva niko e poi pian piano il resto della ciurma. Bevuta e chiacchierata al Grillo e poi picchiata verso Brescia.

lunedì 9 agosto 2010

Plan De Corones (da San Vigilio di Marebbe)


Chi ha visto la cronoscalata al giro d'Italia di quest'anno o di due anni fa, ha visto una strada dura, inospitale fatta da ciclisti professionisti a ritmi mostruosi, ma Plan de Corones, affrontata da un amatore in bici da corsa è qualcosa che davvero si avvicina alla definizione di eroico, e non lo dico per autoincensarmi, ma per lodare tutti quelli che riescono a salire, con preparazioni anche inferiore alla mia, Plan de Corones è la salita dove conta arrivare, come e in quanto tempo importa davvero poco, quello che è grandioso è salire in mezzo ai sassi e a quegli strappi con pendenze davvero disumane.

La salita (come da tappa del Giro) inizia a San Vigilio di Marebbe, da qui attacchiamo il passo Furcia, i primi 2km ingannano e fanno credere che fino al Furcia la salita sia pedalabile.... tutt'altro.
Dopo 2 km inizia a farsi dura, le pendenze aumentano, troviamo spesso punte del 13-15%, la salita è tutto tranne che facile, tutta a scalini, ad avere fiato bisogna rilanciare dopo ogni gradone, ma la cosa non è certo facile.

Al Furcia per 200m abbiamo la discesa, godiamocela tutta perché poco dopo una svolta secca a sinistra ci porta all'attacco di Plan de Corones, da qui ci attendono 5km di inferno puro, di una terra adatta alle mountain bike dove una bici da corsa trova un terreno ostile.
il primo chilometro è completamente folle, la media si assesta sul 15% il terreno sotto è un cemento spesso rotto, pieno di sassi e terra, ci sono punte attorno al 20% e non c'è neanche un tornante. Dopo iniziano i 13 tornanti del Plan de Corones, ognuno intitolato a un grande del passato del Giro d'Italia, i tornanti sono la parte più difficile, hanno tutti pendenze attorno al 20%, alcuni siamo davvero obbligati a prenderli larghi perché se li stringiamo nel punto interno troviamo dei muri anche al 50%!!!! tra un tornante e l'altro il fondo è completamente sconnesso terra schiacciata piena di sassolini, salire in piedi è difficilissimo, così come è difficile cercare di rilanciare, occorre essere dolci sui pedali, andare su del proprio passo senza cercare di aggredire troppo il fondo o saranno dolori. La strada prosegue regolare fino al terz'ultimo tornante (attenzione poco prima c'è un bivio dove le frecce indicano di andare a sinistra, tenete la destra perché le frecce indicano il percorso a piedi infattibile in bicicletta). Tra il penultimo e l'ultimo tornante la strada spiana al 3%, il fondo in questo chilometro di falsopiano è una sabbiolina in cui la ruota affonda, qui abbiamo la possibilità di rilanciare davvero forte, e si possono tenere i 25-30kmh, fino ad arrivare al tornante 1 intitolato al mito di Marco Pantani.

Da qui inizia l'ultimo chilometro, e se pensavate di avere già visto il peggio, sappiate che la via crucis dell'ultimo chilometro vale quasi come il resto della salita. Il fondo varia tra cemento pieno di sassi e terra schiacciata e sassi, la pendenza media dell'ultimo chilometro è del 15% ma le punte sono del 25%. Ci sono tre strappi di 100 metri l'uno, uno dopo l'altro tutti attorno al 25% in cui salire è davvero un impresa, la pendenza impone di alzarsi in piedi ma il fondo tenta di far slittare le nostre ruote, occorre potenza e leggerezza, e soprattutto tanta lucidità che dopo quasi un'ora di ascesa e con l'ossigenazione di 2300m di quota non è certo facile. Finalmente dopo il terzo strappo devastante (la gente a piedi fa fatica a salire) arriviamo alla fine della strada e al grande prato di Plan de Corones, qui potremo riposare e prendere fiato, anche se l'ossigeno a questa quota non è certo abbondante.

Per quanto vale la mia esperienza, è più duro ancora dello Zoncolan, perché oltre alle pendenze qui entrano in gioco altri fattori difficilissimi da gestire, come il terreno sconnesso e la quota. Comunque una salita che una volta nella vita va fatta, ma di certo una volta fatta, personalmente non tornerei mai più a rifare.

Il tempo per quel che vale segna 1h05m47s con VAM di 1074m/h, Garzelli ha vinto la cronoscalata con 42m tempo che credo sia davvero stratosferico.


sabato 7 agosto 2010

Passo Fedaia (da Caprile)

Se hai fatto ciclismo, non importa a quale livello, o sei sei solo un appassionato e hai visto qualche volta il Giro d'Italia con le mitiche cronache di Adriano De Zan, prima o poi avrai sentito nominare il Fedaia (o Marmolada) con i suoi drittoni. Ognuno li descrive a modo suo, ma tutti ti diranno che non finiscono più, che se guardi davanti a te non ce la farai mai, ti racconteranno di pendenze del 12% chi del 15%, chi ti dirà che durano 500metri l'uno, chi ti dirà che durano chilometri e chilometri.

Spesso come succede in questi casi la verità non sta nel mezzo, come direbbe un saggio, ma la verità è molto peggio, il Fedaia dopo Malga Ciapela è un inferno, chi ha visto Pantani salire al Giro d'Italia e ricorda il suo sguardo perso, sa che lì si soffre, perché che tu sia Marco Pantani o l'ultimo degli amatori quei drittoni sono davvero lunghi e ripidi.

Veniamo alla salita, la prima parte della salita, i prima 5-6 km sono una salita molto affrontabile, con anche molti punti pianeggianti, poi inizia un chilometro abbastanza duro e ci troviamo al bivio di sottoguda, qui possiamo fare la variante dei serrai di sottoguda (nella foto) o tenere a sinistra per la strada nuova, io non conoscendo bene il percorso sono salito dalla strada nuova, ma consiglio a tutti di fare i serrai, entrambe le strade si reincrociano in località Malga Ciapela. I Serrai sono una delle cose più emozionanti del mondo, si passa in una striscia di terra con a fianco rocce alte 300 metri, sembra di stare in una gola del Grand Canyon, sono circa un chilometro e mezzo, con pendenze tra il 6% e il 12%, in alternativa la strada nuova (quella fattibile dalle auto) allunga di circa 1km il percorso, il primo chilometro e mezzo è all'8% e poi spiana fino a Malga Ciapela.

Qualunque strada abbiate fatto vi troverete comunque a Malga Ciapela, se all'inizio dello Zoncolan c'è un cartello che dice "la porta per l'inferno" a Malga Ciapela dovrebbero mettere un cartello che dice, "l'inferno è già iniziato e da qui non si esce" i primi 500m dentro il paesino di Malga Ciapela sono tutti al 12-14% una strada tutta che si curva su se stessa, usciti dall'abitato per qualche motivo crediamo di aver superato il peggio e invece ci troviamo davanti a noi un rettilineo al 12-13%, il trucco è non guardare in alto e sperare di arrivare presto fino a quella specie di curva che intravvediamo alla fine del drittone. Sperando che lì sia finita, arrivati lì invece scopriamo che il drittone nasconde un altro drittone, ancora più lungo e ancora più duro. Ho sorpassato 5 o 6 ciclisti sfiniti sui due drittoni, ma ci si sorpassa come le lumache, mentre sorpassi uno hai tutto il tempo di vederlo in faccia, una sensazione unica che non capiterà mai altrove. Il secondo drittone tiene quasi sempre il 15% di pendenza, e questo sì, sembra davvero eterno, riesco a malapena a tenere i 9/10kmh a 55 pedalate al minuto.

Se tutti vi hanno detto dei drittoni del Fedaia, pochi si sono ricordati di dirvi una cosa, che i drittoni non sono niente in confronto a quello che c'è dopo. Due km in cui tornano i tornanti (sempre sian lodati) ma dove le pendenze sono altrettanto mostruose e la fatica ormai accumulata si fa davvero sentire.

L'arrivo si nasconde dietro una curva, e appare all'improvviso come il sole dopo un temporale. Una salita che non può mancare a nessuno che voglia definirsi ciclista.

Il tempo finale recita 56m 21s con VAM di 1127m/h.
Davvero una salita bella e affascinante.

mercoledì 4 agosto 2010

Sella Ronda


Il Sella Ronda è forse il più classico dei giri dolomitici, affascinante perché si gira attorno al gruppo del Sella, una delle montagne più belle delle Dolomiti, ma anche perché il giro (di 55km circa) è un continuo su e giù, tutti i quattro passi che si affrontano sono collegati tra loro, quindi avremo la certezza di non affrontare neanche un metro di pianura.

Abbiamo affrontato il Sella Ronda in senso orario, partendo da Corvara, secondo il percorso classico della Maratona Dles Dolomites.

La prima salita che si affronta è il Campolongo, 6,15km al 5%, nulla di troppo impegnativo (ma del resto niente del Sella Ronda è troppo impegnativo, è un bel giro da affrontare per divertirsi e per vedere alcuni dei più bei panorami del mondo pedalando su strade che hanno fatto la storia del Giro d'Italia.

Il campolongo se lo si vuole affrontare bene va aggredito fin dalle prime rampe (tutto sommato dure attorne al 7/8% poi ci sono punti in cui spiana in cui mettere il 50 e far mulinare rapporti lunghi, volendo tutta la salita è affrontabile con il 50, ma personalmente ho preferito preservare la gamba con rapporti più agili.

Il mio tempo finale segnava 17m 48s con VAM a 1034m/h


Picchiata verso Arabba e da lì si inizia la più bella di tutte le salite, il mitico Pordoi, 36 tornanti, con quel fascino che solo il Pordoi sa avere. Se guardi in alto vedi tutti i tornanti sopra di te, e la roccia viva delle dolomiti ad attenderti.

La salita del Pordoi è impegnativa ma di certo non proibitiva, bisogna prenderle il ritmo, se si vuole farla bene i tornanti devono essere un costante rilancio, solo larghi e adatti a scalare un paio di denti, da lì si deve stringere fino al tornante dopo dove si deve fare la stessa operazione, la prima metà è leggermente più difficile della seconda, ma veramente di poco.

I km sono 9,4 al 6,8%, prima dell'ultimo c'è un drittone al 10% che può ricordare quelli del Fedaia (ma proprio di poco) non bisogna farsi spaventare ma spingere a tutta perché dopo spiana fino all'arrivo, quindi va preso come trampolino di lancio per l'arrivo.

Il mio tempo è di 35m 10s a 1086m/h di VAM, esattamente in linea con quello che mi ero prefisso, un altr'anno mi piacerebbe provare ad avvicinarmi ai 30, ma per questa volta è già tanta manna.



La cima del Pordoi merita una sosta, il panorama è mozzafiato (come tutto il Sella Ronda) da lì ci buttiamo in picchiata verso Canazei, prima di Canazei svolta a destra e attacchiamo immediatamente il Passo Sella, senza subbio il passo più difficile di giornata.

5,5 km al 7,3% con punte che vanno molto oltre il 10%. Pendenze a parte il Sella è stupendo, la roccia delle dolomiti ti lambisce la spalla per tutta la salita, la gamba ha un po' di acido lattico accumulato sul Pordoi, ma dopo il primo km riesco a smaltirlo, per rilanciare verso il finale. Il finale è più dolce del resto della salita se si ha gamba qui si può spingere molto.


Il cronometro segna 24m e 25s a 1053m/h di VAM, come obiettivo avevo di scendere sotto i 24, limerò quei secondi la prossima volta.

Sulla vetta faccio la conoscenza con una famiglia di caprette che abitano lì ai 2200metri del Passo Sella, ne approfitto per riposare un po' le gambe e per dare sfogo al mio lato vegan-pet-friendly.

Da qui il Sella Ronda è praticamente terminato, il Gardena sulla carta non sembra quasi neanche una salita. 





La discesa del sella è pericolosa e va affrontata con molta attenzione, rettilinei lunghi pendenze già importanti, meglio stare attenti perché è un attimo farsi molto male.

Solita svolta a destra e ci troviamo ad affrontare il Passo Gardena, quasi 6km al 4,2% (in realtà c'è un chilometro e mezzo centrale in leggera contropendenza). I primi due chilometri in realtà sono meno semplici di quello che ci si aspetta, dopo quando spiana si mette un rapportone lungo e si superano i 40 orari, da lì in poi ci sono un paio di chilometri che tirano, ma sempre molto regolare, in cui si può dare dentro tutto quello che si ha.

Il mio tempo finale dice 18m 10s, gli 895m/h di VAM sono poco indicative perché la salita ha troppi punti di spiano e addirittura discesa per poter essere giudicata come VAM


martedì 3 agosto 2010

Le Proteine (vegetali)

Riporto qui un articolo che pubblicai un annetto fa su un sito di nutrizione vegan.


Questo articolo vuole fare un po’ di chiarezza su un argomento molto importante, come è quello delle proteine, argomento spesso complicato da comprendere, e che genera molta confusione, tra chi è vegetariano e non capisce se l’apporto proteico della sua dieta è corretto o meno.

Questo articolo non vuole scendere troppo in questioni tecniche, ma non si può spiegare un argomento così complesso senza affrontare almeno per sommi capi argomenti specialistici.

Innanzitutto serve ribadire che le proteine sono forse il nutriente più importante tra tutti quelli che assimiliamo, le proteine svolgono molte delle funzioni più importanti del nostro organismo, tra cui la sua costruzione e il suo mantenimento, svolgono funzione immunitaria e di trasporto degli altri nutrienti, oltre a funzioni ormonali, genetiche e enzimatiche, non occorre quindi ribadire oltre che se ci si sofferma molto su questo argomento è solo per la sua vitale importanza per il nostro organismo.

Le proteine però a differenza di altri nutrienti che assumiamo con la dieta variano da alimento ad alimento, mentre il calcio è calcio, che sia nel latte vaccino o nelle mandorle, se una vitamina è una vitamina che sia in un prodotto animale o in un prodotto vegetale, le proteine al contrario variano tantissimo nella loro struttura da alimento ad alimento, e in nessun caso sono identiche a quelle umane, infatti il nostro organismo quando le assume deve scinderle negli aminoacidi che la compongono, e solo successivamente formare le proteine umane, utili al nostro corpo.

Le nostre proteine sono formate da 21 aminoacidi, 7 dei quali sono detti essenziali perché devono essere introdotti dalla dieta (Istidina, Isoleucina, Leucina, Lisina, Treonina, Triptofano, Valina), 2 sono semi-essenziali perché possono essere prodotti da altri aminoacidi simili (Metionina dall’Omocisteina e Fenilanina alla Tirosina).

Ora, quasi tutti gli alimenti che introduciamo contengono tutti gli aminoacidi essenziali, ma quasi la totalità dei prodotti vegetali è carente in almeno un aminoacido essenziale, il che non vuol dire che non è presente, ma che la sua presenza non è nelle percentuali adatte al nostro corpo per produrre proteine. I cereali sono ad esempio carenti in Lisina, mentre i legumi sono carenti in Triptofano e in aminoacidi sulferei (Metionina o Cisteina), mentre molte verdure presentano carenza in Leucina, la frutta secca varia molto ma presenta spesso carenze in Lisina o in aminoacidi sulfurei.

Quello che si capisce fin da una prima analisi è che se è vero che è difficile (ma non impossibile) trovare alimenti vegetali che da soli possono fornirci tutti gli aminoacidi essenziali, la combinazione di alimenti diversi tra loro nello stesso pranzo o nell’arco della giornata, fornisce nella maggior parte dei casi un corretto apporto di tutti gli aminoacidi essenziali. Per questo la regola d’oro non può che essere variamo costantemente la nostra alimentazione prendendo il cibo da più fonti possibili, cercando di non escludere mai nessuno dei macrogruppi.

Esistono però degli alimenti vegetali che sono in grado di fornire tutti gli aminoacidi essenziali nelle quantità di cui il nostro corpo ha bisogno, e che quindi sono autosufficienti. Questi alimenti sono Grano Saraceno, Quinoa, Amaranto, Soja, Canapa.
Sono tutti alimenti che non solo contengono un alta qualità proteica come abbiamo visto, ma sono anche alimenti che posseggono un’elevata quantità di proteine, e quindi sono veramente adatti per una dieta iperproteica, ovvero per chi necessita di molte proteine per attività sportive a livello agonistico.

Ricette magiche non ne esistono per quanto riguarda la nutrizione, nè per quanto riguarda il settore specifico delle proteine, sicuramente avere un’alimentazione varia è fondamentale, ma serve anche concentrarsi il più possibile su alimenti ricchi di nutrienti e scartare alimenti poveri di nutrienti. Per quanto riguarda l’assunzione proteica gesti semplici come sostituire qualche volta la pasta con Quinoa o Grano Saraceno o Amaranto, mangiare almeno 3-4 volte la settimana prodotti contenenti Soja e iniziare ad utilizzare i semi di canapa nella nostra alimentazione, è di per se una soluzione che abbinata alla nostra normale dieta ci potrà fornire un più alto contenuto proteico con conseguenti benefici da un punto di vista fisico.

lunedì 2 agosto 2010

Passo Falzarego (da Cortina) e Passo Giau (da Selva di Cadore)


Il passo Falzarego, è una tipica salita alpina, mai troppo dura, ma neanche troppo semplice, 16 km con pendenza media del 5,6% e punte sul 10%, classica salita adatta a chi ha tanta potenza e sa far mulinare rapportoni. A metà salita ci sono 2 km di pianura o leggerissimo falsopiano affrontabile tranquillamente a 30km/h. Il resto della salita l'ho affrontato sui 16-17kmh con rapporto 34x21 o 34x19.

Il tempo finale segna 54m30s con VAM di 1005m/h, onestamente credo di averla affrontata con troppo rispetto, infatti il cuore ha segnato una media dell'82%. Probabilmente a riaffrontarla con più spavalderia 3-4 minuti li potrei togliere. Comunque sono già contentissimo così.



La discesa del Falzarego verso Caprile è davvero bella, dopo circa 10km si abbandona la strada e si gira per Colle Santa Lucia in direzione Giau, il Colle Santa Lucia è una salita relativamente semplice, 3km al 5% ma affrontati dopo una lunga discesa possono essere difficili, specie perché non è mai semplice riprendere a spingere con gamba fredda. 
Terminato il Colle Santa Lucia si scende verso Selva di Cadore e poco dopo, svolta a destra e si inizia il Giau.

Il Giau è un autentico gigante, un mostro sacro che fa paura solo a essere nominato, una salita che al Giro d'Italia quando la affrontano tiene sveglio la notte molti ciclisti.
10km al 9,1%, tutti regolari, senza troppi strappi, ma sempre fissi costanti, senza mai un momento di respiro vero e proprio. Ad avere potenza sui tornanti si può rilanciare, io purtroppo ho dovuto salire sempre seduto e con andatura costante causa tendinite che stava tornando a farsi sentire. Con quel tipo di dolore e conoscendo quanto ho sofferto in passato, ho preferito salire del mio passo senza mai strappare, il tempo finale è di 50m e 30s con VAM di 1095m/h tutto sommato visto il ginocchio pensavo peggio, anche se mi piacerebbe riaffrontarlo senza dolori per vedere se riesco a togliere qualche minuto e arrivare a una VAM attorno ai 1200.



Discesa di nuovo verso il Falzarego, giro totale di 105km con dislivello di 2500m molto molto impegnativo ma davvero bello.

domenica 1 agosto 2010

Tre Cime di Lavaredo


Le tre cime di Lavaredo sono una delle salite più difficili e affascinanti che esistano non solo sulle dolomiti, ma in tutta Europa. Non solo perché si sale su una delle montagne più belle al mondo, simbolo stesso della montagna, ma è la strada in sè a essere bellissima.

La salita inizia al bivio della strada per il lago Misurina, i primi 500 metri sono piani, poco dopo al bivio di Monte Piana inizia la salita vera e propria, il primo chilometro è subito mostruoso, 12/15% ci si arrampica su tornanti che sembrano paraboliche di campionato nascar, dopo un chilometro tutto spiana, arriviamo al laghetto, passiamo il pedaggio (solo per le auto) e addirittura la strada scende, non facciamoci ingannare, il tempo vola via in un attimo, e ci si trova all'inizio della salita vera e propria, da qui in poi, fino alla vetta non ci sarà più un attimo di respiro, quattro chilometri e rotti di pendenze sempre oltre il 10%, la media di questi 4km è attorno al 12% ma le punte spesso toccano anche il 20%

La prima volta che il giro d'Italia la affrontò nell'era moderna, molti ciclisti montarono la tripla, io l'ho affrontata tutta col 34x27, spesso con frequenza anche inferiore alle 60 pedalate al minuto.

Il tempo finale dice 38m 10s con una VAM complessiva di 899m/h, ma la VAM non deve ingannare perché 2 km e mezzo su 7 sono pianura o discesa, la VAM degli ultimi 4km è attorno ai 1200m/h.

La vetta ora è più alta del Rifugio Auronzo (storico arrivo della salita), la strada adesso prosegue altri 500 metri, sempre a pendenze oltre il 10% con un piazzale di arrivo, creato apposta per il Giro d'Italia.



Vacanze (e allenamento)


Se ami la bicicletta e vai in vacanza nel cuore delle Dolomiti, necessariamente la vacanza si trasformerà in qualcosa di diverso dal semplice relax.
Quando a pochi minuti da te hai Falzarego, Tre cime di Lavaredo, Passo Tre Croci, e un'infinità di altre montagne che hanno fatto la storia del ciclismo, necessariamente ogni giorno vorrai confrontarti con uno di questi giganti della storia delle due ruote, che tante volte hai visto in TV, dai tempi delle imprese eroiche di Coppi o di Girardengo, a quelle che hai visto con i tuoi occhi di Pantani o Chiappucci, o Basso.
Il programma molto intenso prevedeva un gran numero di passi, il tempo clemente mi ha permesso di farli tutti.
Approfitterò del blog per raccontarli tutti.