sabato 7 agosto 2010

Passo Fedaia (da Caprile)

Se hai fatto ciclismo, non importa a quale livello, o sei sei solo un appassionato e hai visto qualche volta il Giro d'Italia con le mitiche cronache di Adriano De Zan, prima o poi avrai sentito nominare il Fedaia (o Marmolada) con i suoi drittoni. Ognuno li descrive a modo suo, ma tutti ti diranno che non finiscono più, che se guardi davanti a te non ce la farai mai, ti racconteranno di pendenze del 12% chi del 15%, chi ti dirà che durano 500metri l'uno, chi ti dirà che durano chilometri e chilometri.

Spesso come succede in questi casi la verità non sta nel mezzo, come direbbe un saggio, ma la verità è molto peggio, il Fedaia dopo Malga Ciapela è un inferno, chi ha visto Pantani salire al Giro d'Italia e ricorda il suo sguardo perso, sa che lì si soffre, perché che tu sia Marco Pantani o l'ultimo degli amatori quei drittoni sono davvero lunghi e ripidi.

Veniamo alla salita, la prima parte della salita, i prima 5-6 km sono una salita molto affrontabile, con anche molti punti pianeggianti, poi inizia un chilometro abbastanza duro e ci troviamo al bivio di sottoguda, qui possiamo fare la variante dei serrai di sottoguda (nella foto) o tenere a sinistra per la strada nuova, io non conoscendo bene il percorso sono salito dalla strada nuova, ma consiglio a tutti di fare i serrai, entrambe le strade si reincrociano in località Malga Ciapela. I Serrai sono una delle cose più emozionanti del mondo, si passa in una striscia di terra con a fianco rocce alte 300 metri, sembra di stare in una gola del Grand Canyon, sono circa un chilometro e mezzo, con pendenze tra il 6% e il 12%, in alternativa la strada nuova (quella fattibile dalle auto) allunga di circa 1km il percorso, il primo chilometro e mezzo è all'8% e poi spiana fino a Malga Ciapela.

Qualunque strada abbiate fatto vi troverete comunque a Malga Ciapela, se all'inizio dello Zoncolan c'è un cartello che dice "la porta per l'inferno" a Malga Ciapela dovrebbero mettere un cartello che dice, "l'inferno è già iniziato e da qui non si esce" i primi 500m dentro il paesino di Malga Ciapela sono tutti al 12-14% una strada tutta che si curva su se stessa, usciti dall'abitato per qualche motivo crediamo di aver superato il peggio e invece ci troviamo davanti a noi un rettilineo al 12-13%, il trucco è non guardare in alto e sperare di arrivare presto fino a quella specie di curva che intravvediamo alla fine del drittone. Sperando che lì sia finita, arrivati lì invece scopriamo che il drittone nasconde un altro drittone, ancora più lungo e ancora più duro. Ho sorpassato 5 o 6 ciclisti sfiniti sui due drittoni, ma ci si sorpassa come le lumache, mentre sorpassi uno hai tutto il tempo di vederlo in faccia, una sensazione unica che non capiterà mai altrove. Il secondo drittone tiene quasi sempre il 15% di pendenza, e questo sì, sembra davvero eterno, riesco a malapena a tenere i 9/10kmh a 55 pedalate al minuto.

Se tutti vi hanno detto dei drittoni del Fedaia, pochi si sono ricordati di dirvi una cosa, che i drittoni non sono niente in confronto a quello che c'è dopo. Due km in cui tornano i tornanti (sempre sian lodati) ma dove le pendenze sono altrettanto mostruose e la fatica ormai accumulata si fa davvero sentire.

L'arrivo si nasconde dietro una curva, e appare all'improvviso come il sole dopo un temporale. Una salita che non può mancare a nessuno che voglia definirsi ciclista.

Il tempo finale recita 56m 21s con VAM di 1127m/h.
Davvero una salita bella e affascinante.

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